Una lunga collina erbosa su via Maccani protegge il fronte verde continuo di serre produttive urbane: sessantamila metri cubi di colture controllate, attive nelle quattro stagioni.
La coltivazione tecnica in serra è vantaggiosa e remunerativa vista la notevole qualità della produzione grazie all’atmosfera controllata, al risparmio idrico, di suolo e di antiparassitari.
Il fronte verde di via Maccani esteso duecentocinquanta metri, trasparente e continuo, fa da cornice a un portale di quaranta metri per l’accesso ciclopedonale e veicolare che attraversa la tipica struttura in metallo e vetro delle serre urbane.
Entrando sulla destra ecco mezzo ettaro di luminoso giardino aperto al pubblico.
Sull’area verde si affacciano le vetrate delle annesse attività delle produzioni locali e i dehor per la degustazione.
La vista è privilegiata e protetta dal rumore del traffico di via Maccani e della ferrovia: a ovest la grande serra, a nord le vele solari, a est il movimento sul terrazzo e il palazzo dell’Approdo, sullo sfondo le montagne.
Entrando con gli autoveicoli si è condotti verso un ampio parcheggio dimensionato per oltre cinquecento posti, illuminato da bocche di luce, con accesso al primo livello di Gea per la sosta breve, quando l’area non è dedicata ai mercati tematici.
Il primo livello di Gea è un grande piazzale sopraelevato che si estende fino alle piazze di Ponto, delimitato ad ovest dalle serre e parzialmente a est dallo stoccaggio, trasformazione e distribuzione di prodotti alimentari di interesse locale o dei produttori.
L’intera superfice del primo livello di Gea è luogo per i mercati tematici a vendita diretta esteso su tutto l’arco dell’anno secondo programmazione.
Vele solari a geometria algoritmica proteggono parte del primo livello aumentando la produzione energetica dei pannelli sulle coperture degli edifici, ventitremila metri quadri utili tra Gea e Ponto.
Tre volumi iconici, scalati e vetrati, distribuiti a ventaglio sotto la vela più grande, sono destinati a vetrina per i grandi brand.
Il piccolo geode verso la ferrovia è il punto d’aggregazione: sosta e ristorazione veloce di giorno, musica e intrattenimento di sera.
L’ampia superfice esterna coperta prosegue con la piazza verso il Nordus e Ponto.
Protetto verso la ferrovia, pavimentato a mosaico, il ponte tra est e ovest è una grande piazza di mezzo ettaro delimitata a est dalla stazione del Nordus che collega senza ostacoli Gea con Ponto: di giorno uno spazio di unione, di sera un luogo di socialità.
In via del Brennero una rotonda immette a sinistra in un ampio viale simmetrico di accesso che inquadra la stazione del Nordus e immette al parcheggio coperto per oltre settecento automezzi.
Ponto è delimitato a nord dal Palazzo delle Culture, settemila metri quadri di sale convegni, sale multimediali, sale espositive, sale didattiche, ibride e predisposte per la riconfigurazione funzionale per festival, fiere, rassegne cinematografiche, utilizzo programmato, eventi tematici.
La hall del Palazzo delle Culture è l’ingresso anche per la sala cinematografica IMAX, unica nel triveneto, Atmos con la soppressione dei rumori esterni, dotata di palco.
Scale mobili, rampe e ascensori conducono al livello pedonale di Ponto, che unisce tutti gli edifici, senza soluzione di continuità con la piazza di collegamento e con il primo livello di Gea.
Un palazzo di undici piani costituisce il nuovo fulcro di Trento Nord e unisce i servizi alla persona, l’accoglienza, l’abitare temporaneo e contemporaneo, distribuiti secondo piani: ricevimento, ristorazione, fitness e spa, servizi alberghieri diversificati, studentato, co-housing, residenze brevi.
L’area di Ponto, è caratterizzata da un grande geode centrale, luogo privilegiato d’esposizione di millecinquecento metri quadri tra opalinità e trasparenze, circondato da aiuole, camminamenti, giochi d’acqua, architetture pregiate.
Due edifici delimitano Ponto a sud: sono sede di laboratori, aule e spazi per il co-working, annessi a servizi e facilities ad alta tecnologia, satelliti scientifici alle culture umanistiche espresse da Ponto.
Quando mi è stato chiesto di partecipare alla revisione del Piano Guida di Trento Nord una delle principali perplessità è stata la complessità del problema ambiente che ritenevo stare a monte del progetto urbanistico, aspetto quest’ultimo più attinente alla mia esperienza e competenza.
La grande quantità di indagini, la messe di dati disponibili, le attività di ricerca svolte nel corso di decenni rappresentavano ai miei occhi una situazione difficile da inquadrare.
Grazie al confronto con gli altri progettisti coinvolti ho compreso che il recupero ambientale e lo sviluppo urbanistico costituiscono un unico processo integrato.
Ho avuto modo di apprezzare la normativa ambientale italiana. Con il D.Lgs. 152/2006 la vecchia logica del rispetto di generici Limiti Tabellari è stata soppiantata dalla più corretta Valutazione del Rischio applicata alle caratteristiche proprie del contesto in esame e dalle funzioni da insediare.
Il progetto di bonifica pertanto è strettamente correlato alle scelte di tipo urbanistico.
Detto in altri termini il mio progetto per la restituzione di un nuovo quartiere alla città di Trento è stato sviluppato tramite uno stretto confronto con le tematiche e i tecnici ambientali.
Il mio progetto urbanistico consente di evitare rischi per la salute delle persone, e ci troviamo in un areale densamente popolato e frequentato.
La situazione della compromissione ambientale dei terreni interessati dalle attività ex industriali dismesse nel secolo scorso è stabilizzata e già oggi, grazie alle soluzioni di messa in sicurezza attuate da decenni, non vi è alcun problema per la salute delle persone e danni per l’ambiente limitrofo. Addirittura è documentato dai monitoraggi, periodicamente eseguiti anche dagli enti pubblici di controllo, un naturale miglioramento di tutti i parametri ambientali.
Le indicazioni più innovative e recenti della comunità scientifica e tecnica raccomandano di evitare il più possibile la mobilitazione dei contaminanti e la rimozione del terreno. Di questa situazione collegata alla perturbazione di terreni contaminati, si trova conferma nei problemi che stanno di fatto impedendo l’esecuzione dei lavori di bonifica dei corsi d’acqua superficiali (comparto delle Rogge). Si tratta infatti di un progetto di fatto superato in quanto sviluppato prima dell’entrata in vigore della nuova normativa, che prevede la rimozione di importanti volumi di terreno con conseguenti possibili problemi di diffusione di contaminanti e di alterazione dell’equilibrio raggiunto.
Il nuovo impianto urbanistico non interferisce con le porzioni di terreno che tengono immobilizzate le sostanze contaminanti per le quali può proseguire il processo naturale di biodegradazione. Grazie alle numerose collaborazioni, consulenze e ricerche curate da diversi istituti (quali Università di Trento, Università Tor Vergata di Roma, Università di Chimica di Ferrara, Dipartimento Toso Montanari dell’Università di Bologna, Société Générale de Surveillance Geneve, Chelab, LAV Rimini, SERI) è stato individuata una ulteriore soluzione che fornisce un’elevata protezione: la realizzazione di un pacchetto di oltre un metro, costituito principalmente da terreno pulito, che realizza un elemento di separazione e impermeabilizzazione tra il piano di campagna e il sottosuolo.
Ogni spazio abitabile è separato dal terreno dagli ampi parcheggi alti quattro metri e tutti fuori terra, aperti sui lati per la ventilazione. Questo garantisce la definitiva ulteriore protezione da possibili migrazioni di vapori, già risolta dal pacchetto sottostante.
Questa soluzione, abbinata a strategie di green remediation, costituisce la miglior tecnica applicata in situazioni di questo tipo di compromissione. L’ente locale provinciale ha già dato parere favorevole per questo tipo di intervento per l’area limitrofa, non di competenza ministeriale, che presenta le medesime problematiche ambientali (AdR Sequenza SpA – delibera PAT 731/2018).
Sono particolarmente soddisfatta di tale soluzione in quanto oltre ad essere pienamente efficace per garantire qualsiasi destinazione d’uso, compresa quella più restrittiva di tipo residenziale, è sostenibile in termini economici, ambientali e nei tempi di realizzazione.
Giovanna Albretti arch.